Questi nove racconti, storie di personaggi descritti in un passaggio della loro esistenza, possono essere letti come frammenti dispersi di una storia più grande, come in un quadro di Arcimboldo dove per capire la figura bisogna allontanarsi dai dettagli, senza i quali tuttavia la figura non esisterebbe.
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In altri libri Tabucchi aveva indagato la condizione della nostra "modernità liquida" attraverso personaggi che ingaggiavano una singolare contesa fra il tempo storico e il tempo delle loro coscienze, o che sembravano richiedere un'impossibile proroga, come se il tempo fosse scaduto. Ma qui il tempo passa, si ferma, torna indietro, gira su se stesso, si nasconde, riappare per chiudere i conti. Dal passato emergono fantasmi a inquietare un presente instabile, le certezze implodono come se facessero abiura, quando non è qualcuno che le disconosce e le abiura, in un traffico di imponderabili interessi fra versioni ufficiali e destini individuali. Ad agitare ancor più la sabbia delle clessidre c'è la libera uscita di un Occidente finora tenuto in cella d'isolamento a Est dove "per regolamento" vigevano un altro Tempo e un'altra Storia (sono ben cinque i racconti che hanno per scenario i paesi che si chiamavano del "blocco dell'Est"). Intanto la macchina continua a girare vorticosamente come se fosse stanca di avere fretta. Grande forza avevano i sogni che parvero giusti e che hanno prodotto incubi, e grande forza potrebbero averne i nuovi che paiono più giusti dei primi.